L’area dell’Alta Valle Tanaro è un ottimo esempio del patrimonio storico-architettonico della nostra Regione: ricco, affascinante, poco conosciuto e pochissimo sfruttato.
È opinione comune che da Torino, per vedere i più bei castelli medievali si debba salire fino in Valle d’Aosta. Lungi da noi volere erodere questo primato, non dimentichiamo, però, l’immensa ricchezza di altre aree del nord Italia e in particolare del Piemonte.
Tra l’altro, la patina di mistero, il fatto che molti di questi siti siano in rovina, nascosti sulle pendici boscose della montagna – e che debbano ogni volta essere quasi “riscoperti” – persino le scarse notizie storiche che autorizzano, con giudizio, a voli di fantasia, sono tutti fattori che, secondo noi, contribuiscono a incrementare il fascino di queste realtà.
Una cosa, infatti, è giungere a un grande castello in auto, guida alla mano, parcheggiare, acquistare il biglietto e percorrere un giro più o meno guidato della struttura. Altro è andare in cerca di rovine, magari con una mappa, scarponcini e zaino in spalla e poter visitare i siti senza mediazioni, secondo il proprio gusto e i propri interessi.
Sappiamo di avere solleticato il vostro spirito avventuroso e che vi state immaginando a percorrere i “boschi selvaggi” dell’Alta Val Tanaro con machete, bussola, mappa e magari cappello a larga tesa e frusta, ma ora non esageriamo: la maggior parte dei siti è facilmente raggiungibile, opportunamente segnalata e non presenta difficoltà alcuna. Ciò nonostante, l’approccio diretto al monumento rimane suggestivo e, con un poco di ricerca vi sarà possibile disporre di tutto il materiale necessario per comprendere al meglio ogni singola rovina.
Tra l’altro, la patina di mistero, il fatto che molti di questi siti siano in rovina, nascosti sulle pendici boscose della montagna – e che debbano ogni volta essere quasi “riscoperti” – persino le scarse notizie storiche che autorizzano, con giudizio, a voli di fantasia, sono tutti fattori che, secondo noi, contribuiscono a incrementare il fascino di queste realtà.
Una cosa, infatti, è giungere a un grande castello in auto, guida alla mano, parcheggiare, acquistare il biglietto e percorrere un giro più o meno guidato della struttura. Altro è andare in cerca di rovine, magari con una mappa, scarponcini e zaino in spalla e poter visitare i siti senza mediazioni, secondo il proprio gusto e i propri interessi.
Sappiamo di avere solleticato il vostro spirito avventuroso e che vi state immaginando a percorrere i “boschi selvaggi” dell’Alta Val Tanaro con machete, bussola, mappa e magari cappello a larga tesa e frusta, ma ora non esageriamo: la maggior parte dei siti è facilmente raggiungibile, opportunamente segnalata e non presenta difficoltà alcuna. Ciò nonostante, l’approccio diretto al monumento rimane suggestivo e, con un poco di ricerca vi sarà possibile disporre di tutto il materiale necessario per comprendere al meglio ogni singola rovina.
“Cultura e Territorio in Alta Val Tanaro”.
L’Alta Valle Tanaro, infatti, è stata da poco oggetto di un progetto di censimento e valorizzazione ad opera dell’Associazione “Cultura e Territorio” (ACT), in collaborazione con la Comunità montana “Alto Tanaro Cebano Monregalese”, con finanziamenti della Regione Piemonte, Direzione Cultura Turismo e Sport.
L’iniziativa, “Cultura e Territorio in Alta Val Tanaro”, ha comportato un primo censimento delle fortificazioni dell’area per la produzione di schede divulgative, scaricabili da internet, che permettano all’utente di scegliere quali siti visitare e di avere una prima descrizione dei resti presenti e una contestualizzazione storica. Un piccolo esempio di come, anche con pochissime risorse, si possano ottenere risultati incoraggianti.
Sulla scia di altri progetti simili, l’iniziativa mira a favorire un turismo sostenibile e autonomo, fatto di appassionati e curiosi che amino pianificare le proprie gite in autonomia, ma con solide conoscenze come base di partenza.
L’iniziativa, “Cultura e Territorio in Alta Val Tanaro”, ha comportato un primo censimento delle fortificazioni dell’area per la produzione di schede divulgative, scaricabili da internet, che permettano all’utente di scegliere quali siti visitare e di avere una prima descrizione dei resti presenti e una contestualizzazione storica. Un piccolo esempio di come, anche con pochissime risorse, si possano ottenere risultati incoraggianti.
Sulla scia di altri progetti simili, l’iniziativa mira a favorire un turismo sostenibile e autonomo, fatto di appassionati e curiosi che amino pianificare le proprie gite in autonomia, ma con solide conoscenze come base di partenza.
Ai confini
Il progetto ha coinvolto undici territori comunali individuando ben dodici siti d’interesse.
Non stupisce una simile ricchezza: l’area è uno snodo strategico delle vie che dal Mar Ligure conducevano verso l’entroterra nord italico. Il valore commerciale e militare di una simile “porta” attraversa i millenni: dai Romani ai Longobardi, dai Marchesi Aleramici ai Marchesi di Ceva, fino a giungere ai Savoia.
Il controllo del territorio, attraverso tutto il lungo Medioevo nord italiano (che va dal V al XVI secolo) si materializzava nelle fortificazioni: non deve quindi meravigliare che in una zona così importante e contesa i castelli e le torri fossero numerosi.
Non stupisce una simile ricchezza: l’area è uno snodo strategico delle vie che dal Mar Ligure conducevano verso l’entroterra nord italico. Il valore commerciale e militare di una simile “porta” attraversa i millenni: dai Romani ai Longobardi, dai Marchesi Aleramici ai Marchesi di Ceva, fino a giungere ai Savoia.
Il controllo del territorio, attraverso tutto il lungo Medioevo nord italiano (che va dal V al XVI secolo) si materializzava nelle fortificazioni: non deve quindi meravigliare che in una zona così importante e contesa i castelli e le torri fossero numerosi.
Romani e Saraceni: leggende e brandelli di storia.
Ciò che risulta chiaro dalle schede presentate sul portale dell’ACT è che le conoscenze sulle fortificazioni dell’Alta Valle Tanaro, e in generale sulla sua storia, sono molto scarne e lacunose. In questo contesto è logico che si diffondano leggende e “pseudo-storie” che se da un lato contribuiscono senza dubbio al fascino dell’area, dall’altro rischiano di appiattire la sfaccettata storia dell’area e di deludere il turista, sballottato tra fumose allusioni a fortificazioni romane e altrettanto vaghe attribuzioni saracene. Al di là di queste insidie, tipiche delle aree non ancora efficacemente toccate dalla più moderna ricerca storica, restano gli oggettivi dati materiali e documentari. Questi non colmano tutte le lacune e lasciano sicuramente nell’appassionato i desiderio di “saperne di più”, ma ciò non è necessariamente un difetto, anzi può essere uno stimolo a intraprendere approfondimenti di ricerca che finora sono rimasti nelle intenzioni e non nella pratica dei ricercatori.
Intanto, quello che si può escludere al di là delle suggestive leggende locali, è l’origine tardo antica o la mano dei pirati saraceni dietro le rovine che oggi arricchiscono il paesaggio della Valle Tanaro. I resti materiali non ci parlano di questo e, quando si degnano di darci qualche informazione, queste sono ben radicate nei secoli centrali e tardivi del Medioevo. Questo non esclude la preesistenza di edifici più antichi, ma al momento solo un’indagine archeologica potrebbe individuarli.
Le strutture fortificate dell’Alta Val Tanaro sono comunque estremamente diversificate tra di loro. Si va dalle rovine del castello di Perlo, in ciottoli, posto a controllo dei percorsi stradali intravallivi, ai resti appena accennati della fortificazione che, a Priola, si trovano oggi sotto la Cappella Campestre di San Bernardo. Ancora, abbiamo i grandi castelli di Garessio, Priola, Alto e Bagnasco (quest’ultimo realizzato in accurate murature in pietre squadrate), che rappresentavano il potere delle famiglie signorili e il controllo che esse avevano non solo sulle vie di comunicazione, ma anche sulle terre circostanti. Altre fortificazioni più piccole erano deputate al controllo dei passi, come quelle di Battifollo, Scagnello e Nucetto, o avevano una specifica funzione di raccordo e segnalazione, come la Torre di Barchi, nel Comune di Garessio.
Per il visitatore sarà anche interessante notare l’evoluzione delle fortificazioni da strutture esclusivamente difensive a più comodi edifici di residenza. Queste caratteristiche sono molto chiare nel castello di Alto, ma anche in molti castelli del versante settentrionale dove l’uso del mattone e la continuità d’uso fino al XVIII secolo hanno scandito diverse fasi di ristrutturazione e trasformazione degli spazi, spesso ancora facilmente leggibili nei muri e nelle volte sopravvissuti.
“Leggendo” i siti, con l’aiuto delle semplici, ma complete schede scaricabili dal portale dell’ACT è possibile impadronirsi di piccoli e grandi momenti che hanno fatto la storia di questa fetta di Piemonte.
Intanto, quello che si può escludere al di là delle suggestive leggende locali, è l’origine tardo antica o la mano dei pirati saraceni dietro le rovine che oggi arricchiscono il paesaggio della Valle Tanaro. I resti materiali non ci parlano di questo e, quando si degnano di darci qualche informazione, queste sono ben radicate nei secoli centrali e tardivi del Medioevo. Questo non esclude la preesistenza di edifici più antichi, ma al momento solo un’indagine archeologica potrebbe individuarli.
Le strutture fortificate dell’Alta Val Tanaro sono comunque estremamente diversificate tra di loro. Si va dalle rovine del castello di Perlo, in ciottoli, posto a controllo dei percorsi stradali intravallivi, ai resti appena accennati della fortificazione che, a Priola, si trovano oggi sotto la Cappella Campestre di San Bernardo. Ancora, abbiamo i grandi castelli di Garessio, Priola, Alto e Bagnasco (quest’ultimo realizzato in accurate murature in pietre squadrate), che rappresentavano il potere delle famiglie signorili e il controllo che esse avevano non solo sulle vie di comunicazione, ma anche sulle terre circostanti. Altre fortificazioni più piccole erano deputate al controllo dei passi, come quelle di Battifollo, Scagnello e Nucetto, o avevano una specifica funzione di raccordo e segnalazione, come la Torre di Barchi, nel Comune di Garessio.
Per il visitatore sarà anche interessante notare l’evoluzione delle fortificazioni da strutture esclusivamente difensive a più comodi edifici di residenza. Queste caratteristiche sono molto chiare nel castello di Alto, ma anche in molti castelli del versante settentrionale dove l’uso del mattone e la continuità d’uso fino al XVIII secolo hanno scandito diverse fasi di ristrutturazione e trasformazione degli spazi, spesso ancora facilmente leggibili nei muri e nelle volte sopravvissuti.
“Leggendo” i siti, con l’aiuto delle semplici, ma complete schede scaricabili dal portale dell’ACT è possibile impadronirsi di piccoli e grandi momenti che hanno fatto la storia di questa fetta di Piemonte.
Un patrimonio poco sfruttato
Come abbiamo accennato, il patrimonio di siti fortificati dell’Alta Valle Tanaro è poco valorizzato e ciò che colpisce l’appassionato come l’addetto ai lavori è la mancanza di pubblicazioni scientifiche rigorose e aggiornate che riguardino quest’area. La cosa è tanto più strana se paragonata alla situazione di altre aree del Piemonte, come la Provincia di Torino, i cui castelli, per quanto mai abbastanza valorizzati, sono quanto meno molto meglio conosciuti e studiati.
Ecco allora un valore aggiunto dell’iniziativa “Cultura e Territorio in Alta Val Tanaro”: essa costituisce un primo sforzo per sfrondare le conoscenze sulle fortificazioni di quest’area dagli aspetti folkloristici e dalle “leggende storiche” per presentare al turista soltanto quei dati che sono suffragati da solide basi storiche e materiali. Questo anche per mostrare alle amministrazioni locali come, attraverso la promozione di una valorizzazione del territorio basata sulla consulenza professionale di professionisti e non soltanto di volenterosi – ma a volte un po’ superficiali – appassionati dilettanti, si possa proporre una fruizione del proprio patrimonio culturale “di qualità” e sostenibile.
Ecco allora un valore aggiunto dell’iniziativa “Cultura e Territorio in Alta Val Tanaro”: essa costituisce un primo sforzo per sfrondare le conoscenze sulle fortificazioni di quest’area dagli aspetti folkloristici e dalle “leggende storiche” per presentare al turista soltanto quei dati che sono suffragati da solide basi storiche e materiali. Questo anche per mostrare alle amministrazioni locali come, attraverso la promozione di una valorizzazione del territorio basata sulla consulenza professionale di professionisti e non soltanto di volenterosi – ma a volte un po’ superficiali – appassionati dilettanti, si possa proporre una fruizione del proprio patrimonio culturale “di qualità” e sostenibile.
Primi tentativi di “salvataggio”
L’iniziativa che presentiamo costituisce, quindi, un primo modesto passo nella direzione della valorizzazione e della conoscenza di questa ricchissima area che costituisce, per la vicinanza con Torino, ma anche con le località balneari della Liguria, un bacino estremamente promettente di quel “turismo sostenibile” verso cui ormai tutte le aree finora, a torto, ritenute “marginali” economicamente e culturalmente si stanno rivolgendo.
Si tratta di un primo sforzo che si rivolge a un turismo di nicchia, già predisposto a questo modo di vivere la montagna e la cultura, ma che, se trovasse il giusto riscontro, potrebbe costituire il punto di partenza per iniziative di più largo respiro che possano coinvolgere attivamente fasce più ampie di popolazione portando alla loro conoscenza luoghi e suggestioni finora sconosciute.
Ecco quindi lo spirito con cui oggi si può vivere l’Alta Valle Tanaro: con l’impostazione del turista pioniere che “saggia” un’area nuova e, sotto questo aspetto, “inesplorata”. Con tutti i limiti del caso, con poco supporto, a parte il già citato portale e il materiale informativo che alcune amministrazioni illuminate mettono a disposizione, ma con la consapevolezza, un po’ avventurosa, di fare parte di un movimento più vasto che potrà, un giorno, portare queste aree del Piemonte a una nuova, ricca e produttiva rinascita culturale.
Si tratta di un primo sforzo che si rivolge a un turismo di nicchia, già predisposto a questo modo di vivere la montagna e la cultura, ma che, se trovasse il giusto riscontro, potrebbe costituire il punto di partenza per iniziative di più largo respiro che possano coinvolgere attivamente fasce più ampie di popolazione portando alla loro conoscenza luoghi e suggestioni finora sconosciute.
Ecco quindi lo spirito con cui oggi si può vivere l’Alta Valle Tanaro: con l’impostazione del turista pioniere che “saggia” un’area nuova e, sotto questo aspetto, “inesplorata”. Con tutti i limiti del caso, con poco supporto, a parte il già citato portale e il materiale informativo che alcune amministrazioni illuminate mettono a disposizione, ma con la consapevolezza, un po’ avventurosa, di fare parte di un movimento più vasto che potrà, un giorno, portare queste aree del Piemonte a una nuova, ricca e produttiva rinascita culturale.
La maggioranza delle fortificazioni citate è facilmente raggiungibile e liberamente visitabile, ma per avere indicazioni più precise, e scaricare le schede descrittive di ciascun sito, consigliamo di visitare l’indirizzo dell’Associazione “Cultura e Territorio” http://www.culturaterritorio.org/zfiles/CMAVT_1.htm
Fonte: http://www.torinomedica.org/torinomedica/?p=5904
Fonte: http://www.torinomedica.org/torinomedica/?p=5904