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Itinerari

L'ex miniera di Nucetto

«E nella notte un grido solleva i cuori/ “Mamme son salvi, tornano i minatori!”/ Manca soltanto quello dal volto bruno,/ ma per salvare lui non c’è nessuno». Mentre in Italia si cantavano ancora con Claudio Villa le parole di «Miniera» (ripresa da Gianmaria Testa nel 2006), a Nucetto terminava l’attività di estrazione del carbone, in frazione Livrato. Era il 1947.  

CINQUE GALLERIE  
Quel capitolo di storia del paese, che pareva perduto, si riapre nell’agosto 2013, quando viene inaugurato l’itinerario turistico per la riscoperta della miniera: un percorso che sale a 535 metri di altitudine, fino alla spiazzo dove partiva la più importante delle cinque gallerie principali. Un «sogno» che, caldeggiato dallo storico locale Giammario Odello, si realizza grazie alla tenacia del primo cittadino, Ivo Debernocchi, vero «innamorato» del suo territorio. Convinto che per Nucetto il recupero del bacino carbonifero potesse rappresentare un significativo motivo di richiamo. E intenzionato a completare l’iniziativa.  
 Alcuni mesi fa, però, il sindaco Ivo è morto, sconfitto da una lunga malattia. Lasciando in «eredità» anche un progetto turistico in cui credeva molto. Compreso il pieno rilancio della miniera. 
 «Il compianto Ivo ha concretizzato quello che per me era un sogno, in sintonia e con convinzione. Sarebbe bello avere gli strumenti e le risorse per portarlo a compimento», conferma Odello, che sulla miniera ha scritto un libro, dal quale sono stati tratti i tabelloni didattici installati sul piazzale d’arrivo in frazione Livrato, dove avvenivano le fasi operative. 
 
TRECENTO OPERAI  
Nell’attività di estrazione, avviata dal 1838 (anche se ci sono testimonianze fin dal 1792), c’erano quasi 300 operai. Ogni giorno salivano e scendevano per il sentiero tortuoso, «inghiottiti» dal buio dei cunicoli, nel cuore della collina. Tre turni di lavoro quotidiani, otto ore ciascuno. E quando tornavano all’aperto, dicevano: «Era nero persino il nostro fiato». Il carbone veniva caricato sulla teleferica, trasportato alla Stazione di Bagnasco e, di lì, alla vicina vetreria. 
 Con l’utilizzo crescente del petrolio, però, nel bacino carbonifero (fra i proprietari, la società di Alfred Nobel e la Fiat) cessa l’estrazione. E la vegetazione, pian piano, s’impossessa di tutto. Fino alla bonifica e riqualificazione, costate circa 85 mila euro, finanziati da Comune, Gal Mongioie e Fondazione Crt. "
(La Stampa di Cuneo, Paola Scola, 21.04.2016)

http://www.nucetto.net/ita/gallery.asp?id_gallery=27